Transparency: lotta a corruzione al minimo dal 2009
Passi indietro nella lotta alla corruzione a livello planetario. Transparency International ha pubblicato il report “Exporting Corruption 2022 – Assessing Enforcement of the OECD Anti-Bribery Convention”. Si tratta di una valutazione sull’attuazione dei principi contenuti nella Convenzione Ocse contro la corruzione internazionale in 43 Paesi firmatari della Convenzione insieme a Cina, India, Hong Kong (RAS) e Singapore, nel periodo che va dal 2018 al 2021.
L’attuazione delle misure contro la corruzione internazionale, si legge in una nota, vede notevoli passi indietro e raggiunge il suo livello più basso dal 2009, cioè da quando Transparency International realizza questa misurazione.
In base alla loro quota di esportazioni globali, i Paesi sono classificati secondo quattro categorie di efficacia nell’applicazione della Convenzione: “attiva”, “moderata”, “limitata” e “poca o nessuna”. Il report rileva che persiste la tendenza al ribasso già osservata negli ultimi anni e che attualmente gli “esecutori attivi” della Convenzione sono solo due: gli Stati Uniti e la Svizzera (che rappresentano l’11,8% delle esportazioni globali).
L’Italia passa dal livello di applicazione “moderato” a “limitato”.
Venticinque anni dopo l’adozione della Convenzione Ocse contro la corruzione, la maggior parte dei Paesi sono ancora molto lontani dall’attuazione degli obblighi previsti. Il report osserva infatti un declino anche in Stati che prima attuavano attivamente la Convenzione. Sono solo due i Paesi in miglioramento (Lettonia e Perù) e ben nove quelli in peggioramento: Israele, Regno Unito, Brasile, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Danimarca e Lituania.
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