La campagna “Letter to the Board”
Cdp: la finanza chiede più dati aziendali
I dati ambientali divulgati dalle aziende nelle disclosure non bastano. Le società finanziare hanno bisogno di maggiori dati e su più aspetti. Per questo motivo, un gruppo di quasi 700 istituzioni della finanza, che collettivamente gestiscono asset per 130mila miliardi di dollari, hanno aderito alla campagna “Letter to the Board” dell’organizzazione internazionale senza scopo di lucro Carbon Disclosure Project (Cdp). In una lettera inviata ai consigli di amministrazione di oltre 10mila società da tutto il mondo, i firmatari spronano le aziende a divulgare maggiori dati ambientali attraverso Cdp.
Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 291 “La finanza chiede alle aziende più dati ambientali”), nello specifico, i mittenti chiedono ai cda delle organizzazioni di divulgare più dati sui cambiamenti climatici, sulla deforestazione e sulla sicurezza idrica. Cdp ha fatto sapere in una nota che quest’anno 680 istituzioni finanziarie hanno aderito alla campagna. Tra i firmatari ci sono anche le big, come Allianz, Amundi, Axa, BlackRock, Bnp Paribas, Calpers, Capital Group, State Street e Vanguard.
«Da quando abbiamo inviato la nostra prima richiesta di divulgazione alle aziende due decenni fa, Cdp ha svolto un ruolo fondamentale nel trasformare la reportistica ambientale da una questione di nicchia a una questione in cima all’ordine del giorno nei consigli di amministrazione, e ora la divulgazione viene resa obbligatoria nella regolamentazione in tutto il mondo», ha commentato Paul Simpson, ceo di Cdp. «Mentre molte aziende stanno facendo disclosure, fissando obiettivi e agendo attraverso le proprie operazioni commerciali e catene del valore, c’è ancora una parte sorprendentemente grande del mercato che non ha ancora intrapreso il primo passo fondamentale della disclosure. Queste aziende sono sempre più distaccate dalla realtà, dagli investitori e dall’opinione pubblica, non solo a causa della “bastonata” normativa che si sta avvicinando, ma anche perché la trasparenza porta molti vantaggi comprovati».
LA CAMPAGNA
La campagna “Letter to the Board” è stata lanciata per la prima volta da Cdp nel 2002 con l’obiettivo di coprire il 90% delle aziende con il più alto impatto del mondo entro il 2025. Da vent’anni la no-profit riunisce gli investitori e utilizza la loro influenza combinata per spingere per una maggiore e migliore rendicontazione ambientale da parte delle società. Ogni anno vengono coinvolte sempre più aziende, ma molte ancora non divulgano dati sufficienti sul loro impatto ambientale. Cdp gestisce anche una “Non-Disclosure Campaign”, una campagna di non divulgazione, in cui insieme agli investitori si concentra proprio sulle organizzazioni che ripetutamente rifiutano di fare disclosure.
Quest’anno la lettera verrà inviata a 10.400 aziende, che collettivamente hanno un valore di 105 trilioni di dollari in capitalizzazione di mercato, contro i circa 7.200 destinatari nella campagna del 2021. Oltre 3.300 società saranno coinvolte per la prima volta, segnando un aumento del 46% rispetto all’anno scorso. Inoltre, la piattaforma amplierà anche la copertura delle questioni ambientali esaminate: il questionario aziendale 2022, oltre alle domande sul cambiamento climatico, la deforestazione e la sicurezza idrica, includerà l’impatto sulla biodiversità e domande più specifiche sui piani di transizione climatica delle aziende. Mentre in futuro coprirà anche le tematiche: terra, oceani, rifiuti e cibo. Cdp ha anche comunicato che rispetto all’anno scorso, quasi 100 nuove società finanziarie hanno aggiunto i loro nomi alla campagna del 2022.
A sua volta, la campagna 2021 aveva visto un aumento del 56% di istituzioni finanziarie che hanno aderito rispetto all’anno precedente. Anche il numero di aziende che divulgano i dati ambientali aumenta ogni anno e nel 2021 si è raggiunto il record di quasi 3.200 aziende sulle 7.176 contattate dalla campagna che hanno risposto all’appello fornendo volontariamente i propri dati a Cdp. In totale, l’anno scorso oltre 13mila società, che rappresentano circa il 64% della capitalizzazione di mercato globale, hanno divulgato i loro dati attraverso Cdp, in aumento di oltre il 37% rispetto al 2020 (Vedi l’articolo “Cdp boccia aziende su disclosure climatica”).
«Gli investitori hanno un ruolo importante da svolgere nel guidare la trasparenza e l’azione delle aziende sulle questioni ambientali – lo riconosciamo e abbiamo sostenuto la richiesta di divulgazione di Cdp negli ultimi 12 anni», ha spiegato Jean-Jacques Barbéris, head of institutional & corporate client coverage and Esg supervisor di Amundi. «Abbiamo bisogno di questi dati comparabili, coerenti e chiari per il nostro processo decisionale in materia di investimenti, la ricerca, lo sviluppo dei prodotti, l’engagement e la compliance normativa. È anche fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi climatici».
Alessia Albertin
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