come svolgere e comunicare l'assessment

La doppia materialità di Philip Morris

23 Feb 2022
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Il gruppo ha pubblicato una presentazione dettagliata del processo adottato e dei risultati ottenuti dall'assessment di doppia materialità. Il documento, un best case di trasparenza, mostra quanto l'analisi sia strategica, soprattutto per un'azienda che sta attraversando una fase di profonda trasformazione del business

Cosa significa applicare la doppia materialità? Uno dei primi esempi arriva dal documento appena pubblicato da Philip Morris: una presentazione dettagliata del processo adottato e dei risultati ottenuti, che può essere considerata una best practice di trasparenza e una delle prime applicazioni esplicite di doppia materialità.  L’analisi, afferma il gruppo, verrà ripetuta periodicamente ogni 3 o 4 anni, a dimostrazione di quanto un puntuale assessment di materialità si riveli un elemento imprescindibile di una solida strategia di sostenibilità: l’analisi di materialità influisce sulla ridefinizione degli obiettivi strategici, su come vengono calibrate le priorità, fino alla ristrutturazione del modello strategico. Da qui discendono i Kpi, il reporting e la comunicazione.

Soprattutto in un caso come quello di Philip Morris: l’azienda sta implementando una profonda rivoluzione di business che la porterà verso “un futuro senza fumo”, avventurandosi oltre il tabacco e la nicotina. La stessa Philip Morris afferma che la materialità è lo strumento che permette di gestire al meglio questo processo. «Con la trasformazione del nostro business che procede a ritmo spedito verso un futuro smoke-free – scrive l’azienda – e con le priorità degli stakeholder in continua evoluzione, il nostro lavoro sulla sostenibilità svela sia nuove sfide sia nuove opportunità. Questo richiede un regolare aggiornamento del nostro assessment di materialità».

La nuova analisi di materialità presentata da Philip Morris nel documento “2021. Sustainability Materiality Report” si basa sul concetto di doppia maerialità promosso dall’Unione europa con la Corporate Sustainable Reporting Directive, è allineata alla visione del Gri per quanto riguarda l’attenzione agli impatti esterni e fa propria anche la prospettiva dela Sasb per quanto riguarda l’attenzione agli investitori e agli impatti sul valore dell’azienda. Si basa quindi su un assessment che è stato ampliato per integrare differenti prospettive: la lista di temi Esg potenzialmente rilevanti è stata valutata secondo tre lenti di analisi:

  1. La prospettiva degli stakeholder: la probabilità di impattare il giudizio e le decisioni di gruppi chiave di stakeholder
  2. L’impatto all’esterno: l’impatto sulla società e sul pianeta nelle differnti fasi della catena del valore del gruppo
  3. L’impatto all’interno: l’impatto sulla performance e sul business del gruppo in termini di rischi e opportunità che hanno o avranno un impatto sul valore aziendale

«Abbiamo combinato i risultati di queste tre prospettive – spiega la società – per costruire la nostra matrice di materialità e identitificare i temi su cui ci dovremmo focalizzare per avere il maggiore impatto».

 

Il processo adottato si basa su cinque step, come mostrato dal grafico sotto (si rimanda al report per un approfondimento dei singoli passaggi).

 

È interessante notare come la fase tre, la valutazione degli impatti esterni, sia stata fatta tenendo in considerazione tutta la catena del valore relativa alle attività del gruppo e si basi su alcuni specifici criteri: la severità dell’impatto, la sua ampiezza, la probabilità e la frequenza, la sua irremediabilità, la misura del ruolo dell’azienda.

I temi ESG maggiormente materiali che hanno costituito la matrice di materialità sono stati poi classificati per tipologia di SDGs e ampiezza del loro impatto.

I risultati hanno infine portato a un aggiornamento del framework di sostenibilità del gruppo che, concliude la società, “porta chiarezza alla nostra organizzazione in termini di come meglio allocare le risorse  e incorporare la sostenibilità nelle nostre modalità di lavoro. E porta chiarezza anche agli stakeholder esterni, che possono meglio comprendere il nostro approccio alla sostenibilità da una prospettiva di impatto”.

Elena Bonanni

 

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