Target lontani, il divestment è uno spettro per il Net Zero
La Net Zero Asset Owner Alliance, organismo sostenuto dalle Nazioni Unite che rappresenta oltre 10mila miliardi di dollari di asset, ha pubblicato la seconda edizione del suo Target Setting Protocol. Il nuovo protocollo, che ora copre anche le infrastrutture, afferma che i suoi membri si impegnano a ridurre tra il 49% e il 65% le emissioni legate ai loro investimenti entro il 2030.
Tuttavia, come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 284 “Net Zero, ritardo o disinvestimento”), l’organismo ha avvertito che potrebbe essere necessario «tollerare un “cuscinetto” o un leggero ritardo rispetto ai percorsi scientifici» tra i suoi membri, dato che il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dipende dal movimento collettivo di «governi, decisori politici e aziende di tutto il mondo».
L’Alliance, infatti, punta il dito contro l’ampliamento del divario tra la scienza del clima, che sta alla base dei suoi obiettivi, e i percorsi dell‘economia reale. E aggiunge che senza questo “cuscinetto” i membri del gruppo Net Zero «potrebbero trovarsi di fronte alla decisione di uscire dalla maggior parte dell’universo investibile, che li espone ad altri rischi (di investimento)».
Nel documento si legge che prima o poi questo divario «costringerà i membri a disinvestire da interi settori per allineare i propri portafogli con il target prefissato e ridurre il flusso di capitali verso quei settori ad alta intensità di capitale che richiedono finanziamenti per la transizione (come aviazione, trasporto e materiali)». L’organismo rimarca che questo passo sarebbe «altamente dannoso per la velocità della transizione planetaria verso il Net Zero poiché l’economia reale verrebbe lasciata indietro, limitando quindi il reale impatto sul riscaldamento globale».
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